Food for Minds/selectedbooks by qualified readers


E' una selezione di libri di qualità pensata per fornire suggerimenti ai tavoli degli architetti.
Le recensioni sono a cura di lettori che a uno sguardo serio e penetrante accoppiano una consapevole modalità di scrittura.

INDEX All reviews

 

Questo articolo fa parte della Sezione di Scritti a cura dei Dottorandi di Ricerca

"Teorie e scritture dell'architettura contemporanea" Vai  all'indice di tutti gli articoli  >>


Il seminario condotto da Antonino Saggio  ha inteso fornire uno spaccato critico su alcuni testi recenti di Teoria dell'architettura contemporanea e allo stesso aprire la riflessione sul rapporto tra teoria e pratica progettuale all'interno dell'attività dei partecipanti, A partire dal testo analizzato e commentato in ciascun articolo è presente un progetto architettonico che serve ad esemplificare, seppure parzialmente, alcuni nessi tra elaborazione teorica e ricerca progettuale di ciascun dottorando di ricerca.


Dottorato di Ricerca in

Composizione Architettonica (Teoria dell'architettura)

Facoltà di Architettura Ludovico Quaroni – La Sapienza Roma

Direttore Lucio Barbera

 


Wines e l’architettura nell’epoca dell’ecologia

di Andrea Schiattarella

 

J.Wines,

Green Architecture,

Taschen, 2000 (pp.240)

            
 

Pagine patinate. Belle foto. Prezzo abbordabilissimo. Un titolo, senza dubbio, commerciale. Assolutamente in coerenza con un edizione destinata ad un vasto pubblico, il testo di Wines affronta un tema, tutt’altro che semplice, con un chiaro obiettivo divulgativo.

 

Il testo si struttura in tre parti principali. Una premessa in cui l’autore, toccando gli aspetti storico-antropologici, sociali, psicologici e, non ultimi, storico-architettonici, definisce l’ambito delle sue argomentazioni e delinea le problematiche da affrontare; una seconda parte, piuttosto ampia, in cui passa in rassegna una serie di architetture green; infine, chiude il libro una conclusione, in cui si approfondiscono i temi trattati e si ribadiscono i concetti espressi lungo tutto il testo.

 

Wines parte da quello che per lui è un dato di fatto: quella dell’Ecologia è una nuova epoca.

La società consumistica attuale, necessariamente, si troverà presto di fronte a grandi cambiamenti, innanzitutto nel modo di vivere. Il ricorso alla tecnologia ambientale, come soluzione dei problemi ecologici è solo un palliativo: bisogna, sostiene l’autore, arrivare ad una rifondazione culturale e psicologica che ribalti l’ego-centrismo attuale in eco-centrismo.

In questo quadro, l’immaginario dell’architettura è rimasto a quella che Wines chiama Età delle Macchine; molte delle ricerche attuali sono legate, per l’autore, ai principi formativi di un epoca che oramai è superata. Anche il decostruttivismo viene visto come neo-costruttivismo, dove la complessità è introdotta in un processo compositivo legato a termini spaziali e plastici che appartengono ancora al Movimento Moderno.

Con tono apparentemente sommesso Wines sostiene che siamo di fronte ad una svolta epocale, e che ai nuovi contenuti dovrà corrispondere un nuovo linguaggio architettonico. La green architecture, prossima ventura, non sarà più espressione delle regole della geometria, dell’astrazione, o della meccanica, ma piuttosto guarderà alle leggi dell’ecologia, della biofisica o della geologia.

 

 

      T.Herzog, House in Regensburg, 1979

 

Pionieri di queste nuove possibilità espressive sono alcuni architetti che Wines passa in rassegna, non senza importanti esclusioni o omissioni,  suddividendoli secondo otto modalità di affrontare il tema o i temi dell’ecologia.

Le architetture ipogee degli Schlumberg Research Laboratories (1983)  di Emilio Ambasz, del Pit a Breitenbrunn di Peter Nover (1971), la stazione radio ad Aflenz (1979) di Gustav Peichl, come l’edificio-zigurrat dell’Acros Bldg a Fukuoka (1989), sempre di Ambasz, costituiscono alcuni degli esempi dell’Integrazione tra paesaggio ed architettura.

Gli architetti nomadi dei Jersey Devils, o le architetture biomorfiche di Uschida o di Peter Vetsch, l’Underhill (1974) di Arthur Quarnby ed il Garden of Cosmic Speculation (1989) di Charles Jenks sono ricondotti da Wines al tema del Borrowed from Nature, Forme organiche e Simbologia Cosmica.

Il Cottage (1985) di David Lea, la Casa all’Isola d’Elba (1985) di Gianni Pettena, assieme ai simbolismi del Centro Europeo di Vulcanismo (1994) di Hans Hollein, ed al Forest Building (1980) e l’Avenue  Five (1992) dei SITE sono alcuni degli esempi del capitolo Architecture in its cultural context.

 

  

     SITE, Forest Building, Richmond 1980

 

Il tema del Tradurre tecnologia in arte, è, da Wines, supportato dalle architetture bioclimatiche di Thomas Herzog, dal Centro Culturale in Nuova Caledonia (1998) di Renzo Piano, dai reactive-buildings di Jourda e Perraudin (1984)  e Jean Nouvel (I.M.A. 1987).

L’autore tratta, inoltre, delle ricerche sulla sostenibilità in alcuni centri negli Stati Uniti ed in Germania, il tema dei materiali riciclati, e le idee futuribili sulla costruzione di quartieri e città autosostenibili.

La rassegna delle green architecture ha, sì, una struttura aperta, ma ci lascia comunque perplessi sulla sistematizzazione che l’autore presenta.

 

 

    

“A potentially productive way of looking at the integration of architecture and landscapes relates to an observation about television. The TV set in one’s living room is seldom regarded as anything more than a generic artifact for receiving and disseminating electronically generated images. The TV viewer usually does not even notice the physical receptacle as an example of good or bad design, nor as an important object of furniture. Instead, the significance of the ubiquitous box is its capacity to process information.”

 

Se il problema della sostenibilità non è solo tecnologico, risolvibile con pannelli solari o costruzioni energeticamente efficienti qual è il ruolo che può giocare l’architettura?

Nelle conclusioni Wines è chiaro. L’architetto ha innnzitutto il compito di costruire una coscienza ecologica radicandola a livello sociale, culturale e psicologico. Il valore dell’edificio non è da valutare in termini di risparmio energetico o di impatto ambientale ma nella sua capacità di veicolare un messaggio ecologico.

Per la sua funzione informativa, formativa, comunicativa l’architettura è un media, o meglio, un filtro. Si chiude così il cerchio nel percorso teorico di Wines, riproponendo, in chiave ecologica, le teorie del precedente libro De-Architecture (1987) ed il lavoro, tra arte concettuale e architettura, dei SITE.    

 

andrea@studioschiattarella.com

 

 



   AntoninoSaggioHome